Esiste, storicamente, un collegamento molto stretto tra l’affermazione di una nuova tecnologia e la comunicazione politica in campagna elettorale. Detta in altri termini, la consacrazione di una nuova tecnologia passa spesso attraverso una concreta dimostrazione di efficacia nell’influenzare i risultati di una competizione elettorale. D’altronde, quale legittimazione più fondante immaginare all’interno della sfera pubblica?
Così è stato, per esempio, per la televisione. Nel 1960, in America, il celebre dibattito elettorale Kennedy contro Nixon, in cui il primo si dimostrò assai più abile del "radiofonico" presidente uscente nello sfruttare le potenzialità del linguaggio televisivo, segnò l’inizio dell’era televisiva della comunicazione politica. Nonché della centralità indiscussa del mezzo televisivo, nell’ambito politico e non solo, per gli anni a venire.
E Internet? Quali sono i punti di incontro (o di scontro) tra Internet e politica? L’inizio della diffusione capillare di Internet risale a poco più di dieci anni fa. I processi di integrazione delle nuove tecnologie in un sistema mediale complesso non sono, contrariamente alla sensazione che spesso se ne ha, particolarmente rapidi, ed è facile sovrastimare gli impatti a breve termine. Come una scossa tellurica cambia la geografia di un territorio, anche l’avvento di una nuova tecnologia modifica la geografia del campo mediale, e i rapporti di forza all’interno di esso, e nel primo periodo in modo ruvido ed eclatante. Ma solo con il tempo il contesto mediale ha il modo di conformarsi stabilmente alle avvenute modificazioni. Paul Saffo, direttore dell’Institute for The Future, a tal proposito, quantifica in trent’anni il tempo necessario ad una tecnologia per essere assorbita completamente nel sistema preesistente. Forse, in questo caso, trent’anni sono troppi, considerando la velocità con cui Internet si inserisce all’interno dell’attuale panorama tecnologico, assai avanzato e ricettivo. Probabilmente la regola dei trent’anni, nel caso di Internet, va dimezzata: quindici anni sono una ipotesi solo apparentemente ottimistica. Alcuni indizi, visibili anche ad "occhio nudo", vanno in tal senso, e la maturità di Internet come ambiente comunicativo "dominante" pare essere vicina.
Tutti i partiti politici, negli ultimi anni, si sono dotati di un sito web che assume le forme di un vero e proprio luogo di rappresentanza politica permanente, attivo senza soluzione di continuità, non solo in campagna elettorale (dove comunque si registra un picco di attività). Un luogo di rappresentanza permanente che raggiunge, nella pratica politica, tre obiettivi, relativamente alla ridefinizione del rapporto tra gli attori della sfera pubblica: i cittadini, il sistema politico, il sistema dei media. Internet, in prima istanza, serve a costruire un legame più diretto tra sistema politico ed elettorato. Un sito internet può servire per informare sull’agenda politica, interagire su tematiche e programmi, coordinare le attività politiche, rendere disponibili i materiali propagandistici in forma digitale, con tutti i vantaggi organizzativi intuibili. Attraverso un sito web viene data la possibilità ai cittadini di partecipare, informarsi, interagire attivamente. In altre parole, fare politica. L’impressione è che questi luoghi, oltre ad essere conseguenza della tendenza della politica moderna ad attivare campagne permanenti, siano in parte la risposta, chissà quanto consapevole, alla scomparsa dei luoghi classici di aggregazione e di formazione politica nel territorio, le sezioni politiche.
In seconda istanza, la Rete funziona da strumento di comunicazione ad uso dei soggetti politici. Uno strumento diretto e autonomo rispetto alle logiche dei media, grazie al quale i messaggi politici scavalcano le forme, più o meno invasive, di intermediazione giornalistica. Internet, per la sua natura collaborativa, diventa una sorta di cassa di risonanza orizzontale che diffonde e amplifica, arricchendolo di significati, il messaggio politico. Questo è uno dei motivi per i quali anche il singolo politico ha spesso il suo sito personale. Non più semplici ed estemporanei "siti vetrina" con scarne biografie e brevi note sui programmi, ma veri e propri luoghi di costruzione dell’immagine di un soggetto politico. Uno dei segnali più evidenti del fenomeno di personalizzazione della politica, cui Internet fornisce nuova forza e nuove potenzialità. L’ambiente comunicativo che accoglie Internet, in ultima istanza, ridefinisce i rapporti di forza tra politica e media. La Rete, e a maggior ragione i siti "politici", diventa sempre più fonte di informazione credibile, alimentando, soprattutto nel periodo elettorale, buona parte del fabbisogno informativo di giornalismi sempre più diversificati ed eterogenei. Il sistema politico italiano, seppur con la lentezza (o l’accortezza, se si preferisce) che lo contraddistingue, ha iniziato da poco ad interessarsi alle dinamiche comunicative che innervano le nuove tecnologie telematiche. L’impressione è che molto ci sia ancora da fare, soprattutto nella velocità di interpretazione delle nuove modalità di comunicazione via web. Si pensi al fenomeno dei weblog, strumenti reticolari di comunicazione personale che racchiudono in sé le due caratteristiche distintive e fondanti della comunicazione politica via Internet: partecipazione e comunicazione. Tutti i candidati americani alle presidenziali americane del 2004 hanno aperto un loro blog. In Italia, il primo politico che ha investito parte delle sue risorse comunicative in questo strumento è Cofferati, per la sua campagna a sindaco di Bologna. Altri, da Pannella a (forse) Veltroni, lo stanno seguendo. Le primarie democratiche del 2004 hanno peraltro fatto segnalare un caso emblematico di utilizzo di Internet in politica. Howard Dean, ex governatore del Vermont, è riuscito, grazie ad una strategia comunicativa quasi unicamente basata sul web, ad ottenere una inaspettata visibilità sui media tradizionali, nonché un potere, prettamente politico, di agenda setting della campagna. Una strategia che, però, non lo ha premiato alle urne.
Forse la rivoluzione della "Internet politics", che da anni in molti preconizzano come vicinissima, è ancora di là da venire. Forse è già arrivata, e nessuno è ancora riuscito ad interpretare in modo efficace il cambiamento. Forse manca poco, e chi riuscirà a muoversi all’interno dell’ambiente comunicativo di Internet con intelligenza, passione e curiosità, avrà un vantaggio decisivo su chi invece, per diffidenza o incapacità, sceglierà di continuare a fare politica unicamente off line.
di Antonio Sofi, ricercatore Università di Firenze
articolo del 18/04/2004 tratto dal sito: http://www.idee.irpet.it/index.php
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